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Codice appalti, la Vicepresidente De Sanctis all’incontro dell’Ordine degli Avvocati e Ance Roma – ACER su “Il nuovo contenzioso amministrativo”: “Necessario coordinamento tra istituti di ADR. Il collegio consultivo tecnico novità positiva ma va efficientato”

13 Dicembre 2023

La Vicepresidente Ance Roma – ACER, Francesca De Sanctis, è intervenuta all’ultimo appuntamento dei “Dialoghi sul nuovo Codice dei contratti pubblici” dedicato a “Il ‘nuovo’ contenzioso amministrativo, anche in materia di accesso agli atti e i rimedi alternativi alla tutela giurisdizionale”. Nel corso dell’incontro – organizzato, come gli altri del ciclo, da Ordine degli Avvocati di Roma e Ance Roma-ACER – De Sanctis ha trattato le criticità che le imprese incontrano negli istituti di ADR (risoluzione alternativa controversie). Per rivedere l’incontro: https://www.youtube.com/watch?v=E8W9D8obbVQ&ab_channel=ConsiglioAvvocatiRoma

 

“Una delle novità più importanti – ha detto la Vicepresidente alle Opere Pubbliche – è quella del CCT. Una novità positiva perché ha accelerato i tempi nella definizione delle controversie: con i tempi della giustizia ordinaria, gli strumenti alternativi facilitano soprattutto in fase esecutiva la vita delle imprese ma anche dell’intera collettività”.

 

De Sanctis ha poi messo in luce le criticità del collegio consultivo tecnico: “In primis manca un coordinamento tra i vari istituti di ADR, in particolare tra il CCT e l’accordo bonario. Soprattutto dal momento che le linee guida MIMS hanno chiarito definitivamente che, nell’ambito delle decisioni del CCT, rientra anche il poter decidere sulle riserve. Come associazione abbiamo proposto di poter utilizzare i due istituti in modo differenziato a seconda degli importi: il CCT è previsto per importi superiori alla soglia comunitaria, utilizziamo invece l’accordo bonario per lavori di importo inferiore”. Ad ogni modo, ha evidenziato De Sanctis, “come imprese preferiamo il CCT perché garantisce una terzietà maggiore rispetto all’accordo bonario, che viene invece promosso dal RUP e attivato solo al presentarsi di condizioni peculiari”.

 

Ulteriori criticità si riscontrano nella “lentezza nell’attivazione del CCT e nell’applicazione delle decisioni prese dal collegio consultivo tecnico. Le stazioni appaltanti, dopo le determine del collegio, non sempre le mettono in atto così come sono scritte e comunque spesso vengono modificate, quando non stravolte. Un altro tema è quello dei compensi. Si tratta di compensi molto elevati, soprattutto dopo la riforma delle tariffe forensi, ma creano delle distonie perché, essendoci un tetto massimo da rispettare, se il CCT si esprime su un quesito di rilevanza molto importante come primo quesito, potrebbe essersi esaurito completamente l’importo corrispondente al tetto massimo”.

 

Un altro tema ancora è quello dell’applicazione del CCT all’interno degli accordi quadro perché, sottolinea De Sanctis, “non è chiaro né alle stazioni appaltanti né alle imprese se l’importo sia quello dell’accordo quadro o del singolo contratto applicativo. Ci sono stazioni appaltanti che sostengono che faccia riferimento al singolo contratto applicativo”. Altra criticità è “la natura delle decisioni del CCT. Per noi è importante che abbiano valore di lodo e che sia così per tutti i quesiti che gli si andranno a sottoporre”. Infine i tempi per l’emissione del parere: 15 giorni, dice la Vicepresidente Ance Roma – ACER, “possono essere insufficienti per studiare questioni talora molto tecniche. Va data una giusta tempistica per la definizione dei pareri“.

 

Seppur migliorabile, conclude De Sanctis, “il CCT offre un aiuto importante nella risoluzione delle problematiche connesse all’esecuzione delle opere pubbliche, quindi è sicuramente un istituto molto importante”.

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