Investire oggi per costruire il futuro: la svolta del settore, dopo il 2026
“Investire nel settore delle costruzioni con una prospettiva di lungo periodo non è più un’opzione: è una necessità strategica”. A ribadirlo il Presidente ANCE ROMA – ACER, durante l’intervento al Teatro OFF/OFF di Via Giulia, per l’iniziativa promossa dalla Fillea CGIL di Roma e Lazio e con cui è stato lanciato l’ultimo progetto editoriale del sindacato “Costruire – Raccontare, informare”.

“La vera sfida, oggi, non è soltanto realizzare nuove opere, ma garantire funzionalità, manutenzione e durabilità a ciò che è già stato costruito, rigenerando allo stesso tempo i tessuti urbani con una visione capace di guardare oltre l’emergenza – ha detto Ciucci – l’anno sta per volgere al termine e dobbiamo chiederci che cosa fare dopo il 2026, quando le prospettive di crescita cambieranno per il nostro settore, che non potrà più contare sugli stessi investimenti pubblici, di qualche anno fa”. Per Ciucci, l’imminente legge di bilancio e il caro materiali incideranno sui margini delle imprese: “Se non mettiamo mano al Decreto Aiuti, rischiamo di fermare le opere pubbliche, nonostante la spinta produttiva attuale. Una contraddizione che potrebbe pesare anche sull’occupazione, in un momento in cui il comparto avrebbe invece bisogno di continuità, in termini di programmazione“.
Tra dati, prospettive e strategia: Roma, un caso a sé, spinto dal Giubileo
I dati relativi a Roma raccontano un andamento in controtendenza. Le risorse straordinarie per il Giubileo, unite alla flessibilità organizzativa e alla certezza contrattuale, stanno accelerando interventi e cantieri, offrendo alla Capitale una finestra di opportunità unica. “La domanda chiave è sempre la stessa: come arriveremo al 2026? – sostiene il Presidente dei Costruttori Romani – Roma ha il potenziale per crescere più di altre città italiane, nonostante le note criticità sul fronte della pianificazione urbanistica. Per sfruttare davvero questa occasione serviranno però: norme chiare e stabili, risorse adeguate, una forte capacità amministrativa e soprattutto una maggiore integrazione tra investimenti pubblici e privati”.
La questione abitativa: il nodo centrale
“Al centro del dibattito rimane la casa – ha concluso Ciucci – non solo come esigenza sociale, ma come leva economica e urbanistica. Ripensare il patrimonio edilizio esistente, favorire la rigenerazione, garantire in particolar modo accessibilità e qualità dell’abitare anche alle fasce più deboli della popolazione sono e saranno elementi imprescindibili per una strategia che guardi al futuro delle città e del settore”.