“La rigenerazione urbana è uno dei driver del nostro settore per il futuro, ma non può essere affare solo del privato”. A ribadirlo, nel convegno “Rigenerazione urbana: attualità e prospettive”, organizzato da AGIDI alla Camera dei Deputati, è stata la Vicepresidente Ance Roma – ACER Benedetta Bonifati. “La rigenerazione urbana ha una finalità sociale”, ha detto Bonifati, “e impone una riflessione sull’evoluzione della nostra società, sui modi di vivere, sul dove abiteranno i cittadini di domani. Oggi assistiamo allo spopolamento delle aree interne a favore di una concentrazione di flussi migratori nelle grandi città. Contemporaneamente, la popolazione si sta riducendo ma i nuclei familiari stanno aumentando. Questo significa che, nei grandi centri urbani, sempre più attrattivi, aumenterà la richiesta di case. La soluzione è progettare e ripensare il già costruito, adattandolo alle nuove esigenze: dobbiamo poter intervenire sul già edificato per evitare il consumo di suolo e poter dare risposte alla forte domanda alloggiativa. E allo stesso tempo dobbiamo trovare soluzioni per le aree spopolate, su cui l’attuale proposta di legge sulla rigenerazione non interviene”. Intervenire sul già edificato sarà fondamentale nei prossimi anni, dal momento che “il nostro Paese ha un patrimonio immobiliare vetusto, e il ciclo vitale del cemento non è infinito”. Bonifati auspica un veloce intervento del legislatore perché “la rigenerazione è in primis di interesse pubblico” ma “le amministrazioni devono dotarsi di competenze e personale in grado di gestire i processi, altrimenti nessun passo in avanti sarà possibile”. “La rigenerazione – ha aggiunto – dev’essere portata anche nelle periferie, ma per questo serve il contributo del pubblico, perché il privato, da solo, non può sostenere i costi di simili iniziative“. Il privato poi, ha proseguito, “ha bisogno di norme e tempi certi, perché troppe operazioni si sono arenate nelle lungaggini burocratiche”. Infine, Bonifati ha invitato il legislatore ad agire “con tempestività, formulando però delle norme chiare, che non generino confusioni interpretative”.